Illuminante in tal senso è anche il pensiero dello storico e filosofo israeliano Yuval Noah Harari, il quale nell’opera “In Homo Deus” analizza il declino dell’umanesimo liberale, fondato su libero arbitrio e diritti umani, messo in crisi da scoperte scientifiche che vedono l’uomo come un algoritmo biologico.
Con la ricerca dell’immortalità attraverso biotecnologie e intelligenza artificiale, l’umanità punta - infatti - a superare i limiti naturali, ma rischia di cedere il controllo agli algoritmi, trasformando radicalmente la società e la visione dell’uomo.
Secondo Harari, l’uomo finirebbe così per diventare un “dio” tecnologico: la scienza e la tecnologia stanno permettendo agli esseri umani di assumere ruoli un tempo riservati alle divinità, come la capacità di modificare il DNA, creare vita artificiale e controllare i processi mentali e biologici.