Transumanesimo, cos’è, quali obiettivi si propone
24 Aprile 2022
Dall’Homo sapiens al cosiddetto postumano. Alla base del movimento transumanista c’è la convinzione che il progresso tecnologico e scientifico rappresentino il meccanismo per il potenziamento delle capacità fisiche e cognitive dell’essere umano. I rischi di biohacking e per la privacy
Con il termine “transumanesimo” indichiamo quella corrente culturale, particolarmente diffusa nel territorio della Silicon Valley, che auspica il passaggio dall’Homo sapiens al c.d. postumano. Alla base del movimento transumanista c’è la convinzione che il progresso tecnologico e scientifico rappresentino il meccanismo per il potenziamento delle capacità fisiche e cognitive dell’essere umano, il quale diverrebbe capace di superare i propri attuali limiti, sino a vincere persino l’invecchiamento e la stessa morte.
Il transumanesimo, cos’è, la storia
Si tratta, quindi, di un nuovo step evolutivo, nell’ambito del quale l’essere umano non è più un semplice soggetto passivo dell’evoluzione stessa, ma è artefice di quest’ultima e ne veicola la direzione, intervenendo sul progresso tecnologico.
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Risk management: l’importanza di quantificare correttamente il rischio (non solo quello informatico)
Sebbene la parola transumanesimo compaia per la prima volta negli anni Cinquanta, la nascita di questa ideologia, così come oggi la intendiamo, si è fatta strada a partire dagli anni ‘80, anche grazie al pensiero di uno dei suoi “padri fondatori”, Max More, che ha definito il transumanesimo come quella classe di filosofie che, tramite la tecnologia e la scienza, ricercano la continuazione e l’accelerazione dell’evoluzione di “una vita intelligente” al di là della sua forma umana e delle sue limitazioni.
L’ambizione finale del transumanesimo, quindi, è la realizzazione di un upgrade dell’Homo sapiens, nonché la progressiva liberazione dai limiti determinati dalla corporeità. Per realizzare questo scopo, è necessario il compimento di un processo di ibridizzazione delle caratteristiche e componenti biologiche umane con le macchine grazie alla tecnologia e alle nuove scienze come la biorobotica, la bioinformatica, la nanotecnologia e la neurofarmacologia.
Questo processo di ibridizzazione si può concretizzare nell’installazione di componenti artificiali e tecnologiche nel corpo biologico dell’essere umano al fine di potenziarlo sino a poter giungere, poi, alla completa sostituzione del corpo biologico con uno tecnologico. A sua volta, l’abbandono del corpo biologico potrebbe essere realizzabile attraverso il c.d. ‘mind uploading’, ossia attraverso lo scaricamento dei dati e delle informazioni della mente umana che finirebbero, poi, “caricati” su un supporto robotico. Si ipotizza, persino, di poter arrivare a caricare il cervello umano direttamente nel cloud.
Le organizzazioni del transumanesimo: la Alcor Life Extension Foundation
Tra le organizzazioni più importanti che, ad oggi, stanno lavorando per la realizzazione dell’upgrade dell’Homo sapiens, ricordiamo la Alcor Life Extension Foundation, la quale ha concentrato la propria ricerca sulla c.d. criostasi, nel tentativo di “combattere” la morte.
In sostanza, la Alcor, utilizzando dei cilindri pieni di azoto liquido, conserva i corpi o le teste di esseri umani defunti per poi “risvegliarli” (o “riportarli alla vita”) in un dato momento o per trasferire il cervello all’interno di un corpo artificiale o di un computer.
Dal transumanesimo ai cyborg
Il transumanesimo ci conduce, quindi, nell’era dei cosiddetti cyborg. Per quanto fantascientifica possa apparire questa affermazione, l’era dei cyborg non è poi così lontana dall’attuale realtà. I cyborg (o “organismi cibernetici”), infatti, non sono altro che esseri umani a cui vengono applicate o impiantate componenti meccaniche e tecnologiche. Facciamo degli esempi che ci facciano comprendere come, in realtà, i cyborg siano già fra noi.
In particolare, pensiamo agli elettrodi impiantati nel cervello dei malati di Parkinson per ridurre i sintomi motori debilitanti tipici della malattia, all’impianto cocleare (ovvero l’impianto di un orecchio artificiale elettronico in grado di ripristinare la percezione uditiva nelle persone con sordità profonda), al pacemaker impiantato nel torace (ovvero il dispositivo elettronico che consente di controllare le anomalie del ritmo cardiaco), all’esoscheletro (ovvero un apparecchio cibernetico esterno in grado di potenziare le capacità fisiche dell’utilizzatore che ne viene rivestito e che rappresenta una sorta di “muscolatura artificiale” molto utile, soprattutto, per migliore la qualità della vita di persone affette da gravi disabilità).
In tutti questi casi, quindi, siamo di fronte a esseri umani a cui vengono sostituite alcune parti biologiche oppure queste ultime vengono combinate ad apparecchiature artificiali, al fine di ripristinare il completo funzionamento dell’organismo o di potenziarlo.
Un altro esempio di tecnologia, in fase di sviluppo, idonea a renderci cyborg è quella della “Brain-computer interface” (c.d. BCI), che, sostanzialmente, mira a creare un canale di comunicazione diretto tra il cervello umano e i computer. In altri termini, lo scopo della BCI è quello di consentire la “comunicazione telepatica” con un dispositivo elettronico, circostanza che, ad esempio in campo medico, permetterebbe ad un disabile di guidare con la forza della mente la propria carrozzina.
Non è fantascienza. Proprio di recente, la società Neuralink è riuscita, grazie all’uso dell’omonimo dispositivo, a far giocare a Pong una scimmia con la sola forza del pensiero.
Ma pensiamo, altresì, al fatto che, ormai, l’essere umano utilizza la tecnologia, ivi incluse anche le soluzioni controllate da algoritmi di apprendimento automatico, per compiere la maggior parte delle attività quotidiane, come il farsi guidare, mediante un App, nella scelta del tragitto più consono per raggiungere una determinata destinazione. Oggi l’essere umano dipende, quasi in maniera viscerale, dalla tecnologia, la quale viene percepita come una componente di sé.
E se, proprio questa dipendenza, fosse già sufficiente a considerarci dei cyborg? Come ha affermato lo scrittore e giornalista irlandese Mark O’Connell nel suo libro “To be a machine“: “Se non potete usare lo smartphone per una ragione qualsiasi – perché l’avete lasciato in un’altra giacca, o la batteria è scarica, o lo schermo si è rotto – cosa sentite? Lo strano formicolio di un arto fantasma? Non siamo, come si usa dire nel giro dei filosofi, già da sempre dei cyborg?”
Le origini del transumanesimo: la “singolarità tecnologica”
Il pensiero transumanista affonda le sue radici nella c.d. “singolarità tecnologica”, concetto elaborato dal matematico Vernor Vinge e descritto nel suo saggio “Technological Singularity” del 1993 in cui si afferma che “entro 30 anni avremo i mezzi tecnologici per creare un’intelligenza sovrumana. Poco dopo l’era degli esseri umani finirà”.
Per singolarità tecnologica si intende il momento in cui il progresso tecnologico accelererà oltre la capacità di comprensione e previsione degli esseri umani. La singolarità tecnologica, che secondo alcuni futurologi si realizzerà già nel 2045 quando la capacità di calcolo dei computer supererà quella dei cervelli umani, costituisce un “corollario” del principio secondo cui l’evoluzione della tecnologica tende a seguire un processo esponenziale, così come definito dalla “Legge dei ritorni accelerati”. Secondo questa legge della futurologia, il tasso di progresso tecnologico è una funzione esponenziale e non lineare; in altri termini, ogni nuovo progresso rende possibili molteplici progressi di livello più elevato piuttosto che un singolo e unico progresso, con la conseguenza che ogni anno viene realizzato un maggior numero di invenzioni e scoperte utili rispetto all’anno precedente.
Kurzweil e la “legge dei ritorni accelerati”
La legge dei ritorni acceleranti, proposta dall’inventore e informatico Ray Kurzweil nel saggio “The Law of Accelerating Returns”, costituisce, in realtà, un ampliamento della “Legge di Moore” in base alla quale la complessità dei microcircuiti, misurata ad esempio tramite il numero di transistor per chip, raddoppia periodicamente, ogni 18 mesi. Moore descrive un andamento esponenziale della crescita della complessità dei circuiti integrati; Kurzweil include in tale andamento di crescita anche le tecnologie precedenti ai circuiti integrati e ritiene che tale crescita esponenziale continuerà, in futuro, oltre l’utilizzo dei circuiti integrati con l’avvento di tecnologie che porteranno alla singolarità.
Secondo la visione di Kurzweil, sebbene l’incremento esponenziale delle prestazioni dei microchip abbia subito un rallentamento a partire dagli anni 2000, l’adozione di nuove tecnologie determina un punto di discontinuità nella curva esponenziale, da cui parte un nuovo andamento esponenziale.
Per buona parte dei futurologi, la singolarità tecnologica sarà raggiunta, in particolar modo, grazie all’intelligenza artificiale in quanto essa contribuirà all’implementazione delle nuove tecnologie emergenti in modo molto più rapido rispetto al passato, impattando, peraltro, sulla nostra comprensione di noi stessi in quanto esseri umani.
L’interfacciamento uomo-macchina
La conclusione che si trae dal presunto compimento della singolarità tecnologica è che, a fronte di una massiccia evoluzione della tecnologia e in particolare dell’intelligenza artificiale, l’essere umano sarà portato a “fondersi” con le macchine per non soccombere alle stesse.
In altri termini, il risultato della singolarità tecnologica sarà l’interfacciamento uomo-macchina.
L’obiettivo di creare un interfacciamento tra il cervello umano e le macchine è al centro dell’attività della già citata Neuralink Corporation che lavora a un dispositivo, impiantabile nel cervello umano e dotato di circa 1.024 microelettrodi collegati a un chip, anch’esso da impiantare nel cervello, capace di raccogliere i segnali registrati dai microelettrodi e trasmettere i dati raccolti fino a 10 metri, in modalità wireless. Il sistema, che consente di monitorare gli impulsi celebrali e di “predire”, grazie all’intelligenza artificiale, gli impulsi successivi a quelli rilevati, ambisce a una sua applicazione in campo medico. Il dispositivo Neuralink, infatti, nasce con il principale scopo di consentire ai soggetti affetti da paralisi di utilizzare i dispositivi elettronici con la forza della mente.
Biohacking, cos’è l’hackeraggio dell’essere umano
Una manifestazione del pensiero transumanista è certamente rintracciabile nel c.d. biohacking che consiste, per l’appunto, nella pratica di modificare la chimica e la fisiologia umana mediante la scienza, la tecnologia e l’auto-sperimentazione, allo scopo di migliorarne e potenziarne prestazioni e capacità.
Si distinguono, in realtà, differenti branche del biohacking: da quelle più “soft”, che puntano al miglioramento del corpo e del cervello umano mediante specifiche diete e l’esercizio fisico, a quelle che contemplano l’uso di sostanze nootrope o prevedono l’impianto di dispositivi tecnologici, per finire a quelle che mirano alla modifica dello stesso DNA umano attraverso l’ingegneria genetica.
In tutti questi casi lo scopo comune è il medesimo: migliorare il corpo e il cervello umano.
Ad esempio, le sostanze nootrope (o “smart drugs”) sono sostanze naturali o di sintesi che, tipicamente, agiscono alterando i livelli neurochimici, di enzimi o di ormoni nel cervello, perfezionando le capacità cognitive e potenziando, quindi, l’attenzione, la memoria e la velocità di ragionamento e di apprendimento.
Per quanto la sperimentazione nel settore delle smart drugs sia particolarmente attiva, non ci risulta che, ad oggi, siano stati sintetizzati nootropi in grado di farci vivere come nel film “Limitless”, dove il protagonista, grazie all’assunzione di un farmaco sperimentale nootropo chiamato NZT, riesce a trasformarsi in un vero e proprio superuomo.
Oggi esistono sostanze che ci consentono, persino, di vedere al buio. È questo il caso della Chlorin E6, una sostanza brevettata da un gruppo di studenti californiani per contrastare il fenomeno della cecità notturna. Versando nell’occhio alcune gocce del composto, è possibile identificare al buio oggetti entro un raggio di circa 50 metri.
Particolarmente diffusa nella “comunità dei biohacker”, poi, è la pratica dell’implanting, ovvero dell’impianto di dispostivi nel corpo umano, aspetto, questo, che ci riporta nuovamente al concetto di cyborg. Tipico è il caso dell’innesto sottopelle di chip RFID, che consentono di aprire porte, pagare merci e memorizzare informazioni di contatto o dell’impianto di piccoli magneti sottocutanei che permettono all’essere umano di sollevare oggetti metallici e addirittura di percepire i campi magnetici.
Transumanesimo: quali rischi per la privacy
Uno dei maggiori timori legati al transumanesimo e al biohacking riguarda la privacy che potrebbe rischiare di essere fortemente compromessa.
In linea generale, lo sviluppo delle nuove tecnologie rende molto complesso mantenere private le informazioni personali. Le tecnologie tipiche del pensiero transumanista sono ancor più invasive nella vita di ciascuno di noi proprio poiché mirano all’integrazione della macchina con il corpo e il cervello umano.
Ad esempio, l’impianto di una videocamera sostitutiva di un occhio umano rischia palesemente di ledere la privacy di tutti coloro che finiscano inconsapevolmente nel suo mirino.
Allo stesso modo, c’è da chiedersi, in caso di impianto di chip, dove e come vengano archiviate le relative informazioni e con quali misure di sicurezza vengano protette.
I rischi di cybercrime
I maggiori problemi per il transumanesimo, poi, si pongono quando entrino in gioco i dati relativi allo stato di salute, come quelli riguardanti la predisposizione genetica a determinate malattie che, come è facile ipotizzare, costituirebbero la principale mira di gruppi farmaceutici o di compagnie assicurative.
Parallelamente, si pone il problema degli attacchi informatici; il cybercrime, infatti, potrebbe “puntare” queste nuove tecnologie, non solo per rubare i dati personali della vittima designata, ma anche per commettere crimini, sfruttando le parti bioniche dei cyborg.
L’utilizzo di tutte queste nuove tecnologie, quindi, non potrà essere affidato al caso ma richiederà una più specifica regolamentazione.
Conclusioni
Ad ogni modo, la possibile svolta dell’Homo sapiens in cyborg non dovrebbe intimorirci.
Al di là dei profili puramente etici connessi al pensiero transumanista e alle pratiche di biohacking, sono due i fattori principali da prendere in considerazione per esprimere un giudizio di valore a loro proposito: in particolare, si deve prendere atto, da un lato, dell’esigenza, insita nella natura stessa dell’essere umano, di migliorarsi e, dall’altro, del costante e inarrestabile progredire della tecnologia, la quale sta acquisendo una sorta di “autoreferenzialità”.
Tenendo conto di questi due innegabili elementi, risulta chiaro, quindi, che l’essere umano, nella propria evoluzione, utilizzi la tecnologia e che la sua eventuale “trasformazione” in un ibrido uomo-macchina appaia come la più probabile e ovvia conseguenza di questo processo, scelto, del resto, dall’uomo stesso. Come sin da subito precisato, infatti, nell’ambito di questo nuovo step evolutivo, l’essere umano non è più un soggetto passivo, ma è artefice dell’evoluzione stessa in virtù del suo intervento sulla tecnologia.
Ignorare un processo evolutivo per la paura dell’ignoto, di certo, non ci aiuterà a meglio comprendere e gestire lo stesso. Invece, la consapevolezza del suo verificarsi può rappresentare il migliore strumento per evitare e prevenire eventuali rischi connessi al “mutamento” dell’essere umano.
Transumanesimo e postumano: principi teorici e implicazioni bioetiche Elena Postigo Solana*
Cos’è il transumanesimo?
Il transumanesimo stato definito come “un movimento culturale, intellettuale e scientifico, che afferma il dovere morale di migliorare le capacità fisiche e cognitive della specie umana e di applicare le nuove tecnologie all’uomo, affinché si possano eliminare aspetti non desiderati e non necessari della condizione umana come la sofferenza, la malattia, l’invecchiamento, e persino, l’essere mortali”.1 In questa maniera Nick Bostrom, uno dei suoi massimi teorici e Presidente della World Transhumanist Association (WTA), afferma che il Transumanesimo rappresenta un nuovo paradigma sul futuro dell’uomo, che raduna scienziati che provengono da diverse aree (Intelligenza Artificiale, Neurologia, Nanotecnologia e altri ricercatori in biotecnologia applicata), filosofi e uomini di cultura con lo stesso obiettivo: alterare, migliorare la natura umana e prolungare la sua esistenza.
La stessa definizione di Transumanesimo pone già una serie di interrogativi fondamentali: cosa intendiamo per miglioramento (Enhancement) della specie umana?2 Dov’è il limite tra terapia e mi
* Professore Associato di Bioetica e Antropologia presso l’Universidad CEU S. Pablo, Madrid (recapito per la corrispondenza: epostigo@ceu.es). 1 BOSTROM N. Intensive Seminar on Transhumanism. Yale University, 26 June 2003. Nick Bostrom un filosofo svedese, esperto in Intelligenza Artificiale, che lavora presso la Facolt di Filosofia dell’Universit di Oxford, attualmente dirige il Future of Humanity Institute dellla stessa universit . Si possono trovare tutti i suoi articoli e altre pubblicazioni in: http://www.nickbostrom.com (accesso del 20.04.2009). 2 Aquesto proposito, voglio segnalare l’ultimo volume pubblicato dai sostenitori dell’Enhancement e della eugenesia liberale, questo volume raccoglie i contributi dei massimi esponenti di questa corrente, P. Singer, J. Harris, J. Sandel, A. Sandberg, J. Savulescu, N. Bostrom: SAVULESCU J, BOSTROM N (ed.). Human Enahcement. Oxford: Oxford University Press; 2009. 267 Medicina e Morale 2009/2:
glioramento? L’uomo si serve da sempre dei mezzi – naturali e artificiali – per potenziare le sue capacit abituali (si pensi agli occhiali) o per migliorare il suo corpo e la sua mente: ci sono dei limiti etici a queste azioni? Quando un uomo “normale” e quando non lo ? Il criterio di normalità stabilito in base a degli standard fisici e a statistiche sul numero di esseri umani che la possiedono? Anche il tema dell’Enhancement pone di per sé numerose domande che richiedono uno specifico studio scientifico ed etico, ma la trattazione di questo tema – di per sé strettamente legato al Transumanesimo – non sarà oggetto di analisi in questa sede, in cui ci occuperemo invece dei soli fondamenti teorici di quest’ultimo.3 È sempre Bostrom ha precisare una distinzione tra un “transumano”, che sarebbe un essere umano in fase di transizione verso il postumano, vale a dire, qualcuno con capacit fisiche, intellettuali e psicologiche “migliori” rispetto ad un “umano normale”; e un “postumano”, che sarebbe un essere (non determina se naturale o artificiale) che ha le seguenti caratteristiche: aspettative di vita superiori ai 500 anni, capacit cognitive due volte al di sopra del massimo possibile per l’uomo attuale, controllo degli input sensoriali, senza sofferenza psicologica. Si tratterebbe, cio , di qualcuno le cui capacità oltrepassano in modo eccezionale l’essere umano attuale, al punto tale di eliminare ogni possibile ambiguità tra l’umano e il postumano: qualcuno, in definitiva, completamente diverso. Sarebbe un ente “pi perfetto” dell’essere umano e del transumano. Un postumano, a detta di Bostrom, potrebbe godere di un ampliamento della vita senza deteriorarsi, di maggiori capacità intellettuali (sarebbe pi intelligente degli altri), avrebbe un corpo in concordanza coi suoi desideri, potrebbe fare copie di se stesso, disporrebbe di un controllo emozionale totale.
3 Cfr. BOSTROM N, ROACHE R. Ethical Issues in Human Enhancement in RYBERG J ET AL. (ed.). New Waves in Applied Ethics. Palgrave: Macmillan; 2007.
La Dichiarazione dei principi Transumanista
Il movimento transumanista ha raccolto i principi fondamentali della teoria nella seguente dichiarazione:4
L’umanità sarà radicalmente trasformata dalla tecnologia del futuro. Prevediamo la possibilità di ri-progettare la condizione umana in modo da evitare l’inevitabilità del processo di invecchiamento, le limitazioni dell’intelletto umano (e artificiale), un profilo psicologico dettato dalle circostanze piuttosto che dalla volontà individuale, la nostra prigionia sul pianeta terra e la sofferenza in generale.
Uno sforzo di ricerca sistematico sarà necessario per comprendere l’impatto di tali sviluppi per ora all’orizzonte e le loro conseguenze a lungo termine. I transumanisti ritengono che per usufruire delle nuove tecnologie, sia necessario mantenere un’apertura mentale che ci permetta di adottare tali tecnologie invece di tentare di proibirne l’uso o lo sviluppo.
I transumanisti sostengono il diritto morale di utilizzare metodi tecnologici, da parte di coloro che lo vogliano, per espandere le proprie capacità fisiche ed intellettuali e per aumentare il livello di controllo sulla propria vita. Aspirano ad una crescita personale ben al di l delle limitazioni biologiche a cui è legato l’uomo odierno.
È imperativo, nel pensare al futuro, considerare l’impatto di un progresso tecnologico in continua fase di accelerazione. La perdita di potenziali benefici a causa di tecnofobia e proibizioni immotivate e non necessarie sarebbe una tragedia per il genere umano. Bisogna per avere presente che un disastro o una guerra causati o resi possibili da una tecnologia avanzata, potrebbero portare all’estinzione di ogni forma di vita intelligente.
È necessario creare luoghi di incontro in cui razionalmente discutere i passi da intraprendere verso il futuro ed è necessario creare le strutture sociali in cui possano essere implementate le decisioni responsabili.
4 Cfr. http//:www.transhumanism.org (accesso del 20.04.2009). Inoltre, si possono trovare numerosi spunti sulla teoria nel volume di: YOUNG S. Designer Evolution: a transhumanist manifesto. New York: Prometheus Books; 2006.
Il transumanesimo è fautore del benessere per tutti gli esseri senzienti (siano questi umani, intelligenze artificiali, animali o potenziali extraterrestri) ed include molti principi dell’umanesimo moderno. Il Transumanesimo non sottoscrive alcun partito o programma politico”.
Breve storia del Transumanesimo e nomi rilevanti
È stato lo stesso Bostrom a delineare quali siano stati i passi fondamentali lungo la storia della Filosofia e della Scienza che hanno portato alla teoria transumanista.5 Questa teoria affonda le sue radici nell’antichità greca e trova lungo tutta la storia tracce degli elementi che la fanno sorgere. L’uomo ha desiderato da sempre migliorare le proprie condizioni fisiche e mentali tramite diversi metodi ed essere felice. Ma senza alcun dubbio la Rivoluzione Scientifica e il pensiero moderno costituiscono una svolta, sia nel modo di fare scienza, sia nella visione particolare sull’uomo. In particolare, per quanto riguarda il ruolo della scienza, con D. Hume, I. Newton, T. Hobbes e F. Bacon, si pongono le basi di un razionalismo che enfatizza lo sviluppo scientifico e che è sempre ottimista sulle sue possibilità . Mentre per ci che riguarda la visione sull’uomo, da Cartesio in poi si ritornerà sostenere un dualismo nel modo di concepire la natura umana. Da una parte l’uomo verrà inteso come res cogitans, come un ente pensante, e quindi ridotto spesso al uso puntuale e concreto delle sue capacità razionaliste, da qui deriveranno le visioni funzionalistiche dell’uomo secondo cui questo è soltanto tale quando esercita la capacità razionale; ma dall’altra la natura umana verrà intesa alla maniera humeiana, e vale a dire, ridotta alle sue qualità meramente materiali. Come ben sappiamo, da questo riduzionismo dell’uomo a materia, unitamente alla visione funzionalista, sorge l’idea dell’uomo inteso in senso neurobiologicista, l’uomo è soltanto la sua capacità razionale e l’identificazione di questa con la realtà materiale.
5 Cfr. BOSTROM N. A History of Transhumanist Thought. Journal of Evolution and Technology 2005; 14 (1): 1-25.
Una versione aggiornata dell’“uomo-macchina” di La Mettrie, secondo qui questo non altro che un ingranaggio perfetto di parti materiali, rappresentata dal cyborg attuale (ente che metà cibernetico, metà organico). Oltre al concetto di natura di Hume, influiscono anche nei transumanisti le teoria utilitariste di J. Bentham e di J. Stuart Mill, oltre che l’etica pragmatistica posteriore di C. Peirce e W. James.
Un altro momento del pensiero occidentale rilevante per il Transumanesimo è rappresentato dalla teoria evoluzionista enunciata da Darwin nel suo volume l’Origine delle specie (1859), in cui si verrebbe a corroborare la tesi materialista di Hume sulla natura umana. Secondo l’evoluzionismo, com’è noto, l’evoluzione è un fenomeno esclusivamente materiale, una combinazione tra i cambiamenti materiali e il caso ed ancora in corso. Secondo gli autori transumanisti ci troveremmo in un momento speciale in cui l’uomo technologicus sarebbe in grado di cambiare la sua natura mediante la biotecnologia e altri mezzi, e orientarla verso una nuova specie postumana più perfetta. Nella ricostruzione delle sue radici, infine, si riconosce la paternità del termine “Transumanesimo” a J. Huxley che, nel 1927, per primo che utilizzò tale parola.
La tesi transumanista prende anche forza da tutti gli studi realizzati sull’Intelligenza Artificiale nella seconda metà del ’900. Si pensi a A.M. Turing negli anni ’50 e a tutti gli autori posteriori così come ai cosiddetti “futuristi” degli anni ’60-’80 in America: E. Drexler (Engines of Creation, 1986), C. Peterson, R. Ettinger e la criogenizzazione ipotizzata nel suo volume The prospect of Immortality del 1964. Si arriva così, nel 1997, alla fondazione della World Transhumanist Association, presieduta da Nick Bostrom.6 Tra gli autori che portano avanti la teoria potremmo citare D. Pearce, A. Sandberg, neuroscienziato svedese ed esperto in Intelligenza Artificiale che lavora presso il Oxford Uehiro Centre for Practical Ethics della Facolt di Filosofia dell’Universit di Oxford,7 S. Young, J. Hughes
6 Cfr. Ibid.
7 Si possono trovare alcune delle sue pubblicazioni e idee presso il suo sito web: http://www.aleph.se (accesso del 20.04.2009). Inoltre, si possono trovare informazioni sul “Progetto Miglioramento” che porta avanti l’Institute for the Future of Humanity dell’Universit di Oxford pressoil sito web: http://www.enhanceproject.org (accesso del 20.04.2009).
(Citizen Cyborg), R. Naan (More than human: Embracing the promise of biological Enhancement), M. More e T. Morrow che fondano l’Extropy Institute nel 1992, A. Chislencko, R. Hanson, J. Harris, Ordinario di Filosofia presso l’Universit di Manchester che, nel 2007, pubblic il suo controverso volume Enhancing the species e tanti altri ancora non molto noti, che lavorano nella stessa linea.
Nello stesso seminario citato precedentemente, dove Bostrom ripercorse i passi della storia transumanista, troviamo anche alcune delle critiche ricevute lungo gli ultimi dieci anni e, in particolare, un riferimento espresso viene rivolto ad autori come F. Fukuyama,8 L. Kass in The wisdom of repugnance (1997) e Life, Liberty and the Defense of Dignity (2002), B. McKibben in Enough (2003), a cui aggiungiamo due opere successive molto lucide che mettono in rilievo i problemi e alcune delle incongruenze della teoria: il libro di J. Habermas The future of human nature (2003), e il volume di J. Ballesteros Biotecnologa y Posthumanismo.9
Possono essere considerati come punti fondamentali su cui poggia la teoria i seguenti tre: una grande fiducia e ottimismo sulle possibilità – molte ancora ignote – della scienza; la natura umana ridotta a pura materia; la mente umana ridotta a connessioni neuronali. Il quadro complessivo quindi presenta l’idea di una scienza assolutizzata, in cui geni e neuroni fanno da elementi motori. Torneremo più avanti sulla validità di questi assunti.
Bostrom considera che il crescente sviluppo di ambiti della scienza quali la medicina anti-invecchiamento, l’ingegneria genetica, l’intelligenza artificiale, la nanotecnologia, la criogenizzazione, ecc. mostrano come ci siano sufficienti ragioni scientifiche per pensare che l’ipotesi di lavoro possa arrivare ad avverarsi.
Le possibilità sul futuro dell’uomo che Bostrom pone sono fondamentalmente tre: la scomparsa o estinzione dell’uomo, l’evoluzione verso una specie superiore (il postumano), il rimanere in un fluttuare continuo tra miglioramento umano e postumano senza arrivare
8 F. Fukuyama realizza la sua critica nel volume Our Posthuman Future: Consequences of the Biotechnology Revolution. New York: Farrar, Straus and Giroux; 2002.
9 BALLESTEROS J, FERNÁNDEZ E (ed.). Biotecnologa y Posthumanismo. Navarra: Editorial Aranzadi; 2007.
a realizzare questa possibilità . In suo articolo intitolato The Future of Humanity, Bostrom offre una rappresentazione dell’andamento del futuro dell’umanità nella seguente maniera:10
Come si realizza il transumanesimo sul piano pratico?
Una volta enunciati i principi fondamentali della teoria, vediamo ora quali siano le modalità concrete attraverso cui – sempre nella prospettiva degli autori che sostengono tale teoria – si produrrà questo passaggio dalla specie umana ad una superiore.11
In primo luogo, si pone l’eugenetica embrionale e prenatale, ovvero la selezione degli esseri umani “senza difetti e patologie” e la eliminazione dei malati per via tecnica. Di fatto, il movimento transumanista e i sostenitori dell’eugenetica liberale, come ad esempio J. Savulescu, sostengono la liceità dell’elezione degli embrioni sani e la eliminazione di quelli con patologie gravi, e non gravi. Non solo: anche l’eliminazione, attraverso l’aborto, di feti che presentano anomalie congenite.12 In secondo luogo, si guarda alla nanotecnologia molecolare: attraverso l’introduzione di microchips in diverse parti del corpo umano si vuole, infatti, attivare e potenziare certe capacità , in particolare quelle cerebrali. In analogia, si può pensare a ci che già avviene in alcune condizioni patologiche o di disabilità in cui, attraverso l’ausilio di microprotesi auditive e visive, oppure con parti del corpo umano bioniche, si incrementano alcune capacità umane. Tutto ciò, in una prospettiva transumanista, troverebbe applicazione non soltanto in ambito terapeutico, ma anche, e soprattutto, in vista del potenziamento dell’attività di alcuni organi (ad es., resistenza cardiorespiratoria).
Un’altra possibilità rappresentata dall’uso di farmaci per con
10 Cfr. BOSTROM N. The future of Humanity in BERG OLSEN JK(eds.). New Waves in Philosophy of technology. Palgrave: MacMillan; 2007.
11 Cfr. BOSTROM N. What is transhumanism? (accesso del 20.04.2009, a: http;//www.transhumanism.org/index.php/WTA/more/151).
12 Cfr. SAVULESCU J. New breeds of humans: the moral obligation to enhance.Ethics, Law and Moral Philosophy of Reproductive Biomedicine 2005; 1: 36-40; AGAR N. Liberal Eugenics. In Defence of Human Enhancement. Oxford, UK:Blackwell; 2004.
trollare il benessere emozionale (antidepressivi), al fine di ridurre l’impatto negativo di certe esperienze bloccando i centri di controllo e i neurotrasmettitori. Se – come abbiamo detto precedentemente la mente umana e tutta la sua attività viene ridotta a pure connessioni neuronali, in gran misura messe in atto per reazioni fisico-chimiche, ovvio che conoscendo bene i meccanismi di azione sarebbe possibile introdurre sostanze per cambiare certe situazioni e andare incontro ad altre. Allo stesso modo, il consumo di certe “pillole della personalità”, potrebbe modificare la personalità per superare limiti quali la timidezza, oppure incrementare la capacità creativa ed emozionale. In definitiva, si guarda a questa applicazione in analogia a ci che accade oggi con il “dopping”. Non per niente alcuni di questi autori, come J. Savulescu, giustificano moralmente il dopping nello sport.
Si prendono in considerazione, inoltre, le possibilità di ampliamento delle aspettative di vita mediante l’uso di terapie geniche o metodi biologici che permettano di bloccare l’invecchiamento cellulare. Attualmente questo non è possibile: si può forse rallentare il processo, ma non fermarlo. A nostro avviso, una simile prospettiva appare quanto meno utopica sia ora e sia in futuro, poichè significherebbe prescindere da una dimensione intrinseca allo scorrere del tempo nelle sostanze organiche. La temporalità e l’invecchiamento degli esseri organici sono, infatti, caratteristiche proprie della materia viva. Ciononostante, alcuni pensano persino di arrivare a superare il limite della morte mediante la crioconservazione e la rianimazione di pazienti in sospensione criogenica. Di fatto, in alcuni centri viene realizzata la crioconservazione di persone decedute nella speranza di poterle riportare in vita e, in un futuro lontano e con il progredire della scienze, utilizzare soluzioni terapeutiche ancora da venire. Possibilità come queste – tra l’utopia e la credenza cieca nelle possibilità della scienza – suscitano in noi molte perplessità, se non scetticismo totale, poiché in una visione nella quale l’uomo non concepito soltanto come materia, queste prospettive appaiono prive di senso e portatrici di una pretesa assurda.
Ma l’elenco delle possibilità verso cui i transumanisti si rivolgono non è ancora completa. Alcuni autori, infatti, partendo sempre da una visione meccanicistica dell’uomo, in cui il cervello e le sue informazioni sarebbero riducibili alla sola materia, sono arrivati ad ipotizzare la possibilità di una esistenza post-biologica: attraverso una sorta di “scanner”, si vorrebbe ottenere una scansione della matrice sinaptica dell’individuo, al fine di riprodurla in un secondo momento in un computer. In questo modo, analogamente a ci che succede in una trasmissione-dati di tipo virtuale, si potrebbe produrre il trasferimento del vissuto soggettivo da un corpo biologico (ormai deceduto), sia in un altro organico (trapianto di cervello), sia in un sostrato puramente materiale-digitale. In accordo e coerenza con quanto detto, alcuni autori hanno pensato alla possibilità di “macchine iper-intelligenti” in cui avvenga la combinazione di una parte cibernetica ed una parte organica: il cosiddetto cyborg (cyberneticsorganism), una “creatura” in parte organica, in parte meccanica. Tutte le affermazioni e i metodi enunciati, che rientrano all’interno del progetto volto a realizzare i fini del transumanesimo, verso un postumano, vengono denominati come il “Postulato tecnologico”. Il “Postulato tecnologico”, secondo questi autori, si realizzerà nei prossimi 100 anni con l’aiuto e l’appoggio del Foresight Institute per la ricerca e la nanotecnologia, e del Extropy Institute per l’espansione delle capacità , l’autotrasformazione e l’ottimismo dinamico, diretto da M. More, entrambi creati alla fine degli anni ’80.
Analisi critica dei presupposti antropologici della teoria e implicazioni bioetiche
Di fronte alla teoria, al contenuto del “postulato transumanista”, in parte già messo in pratica – si pensi, ad esempio, alla selezione eugenetica degli embrioni affetti da una patologia –, sorgono numerose domande, alcune di queste lasciate ancora senza risposta da parte dei transumanisti. Cercheremo di evidenziarle in questa sezione.
F. Fukuyama ha definito il Transumanesimo come “una delle idee più pericolose del mondo”13 poiché essa altera la natura umana e il concetto di totale uguaglianza tra tutti gli esseri umani, fondamento
13 Cfr. FUKUYAMA. Our posthuman future…
di ogni società democratica. Anche J. Habermas ha criticato la teoria e i presupposti del Transumanesimo e dell’enhancement in quanto essi eliminerebbero la possibilità di autonomia morale dell’individuo umano, poiché questa sarebbe sottomessa ad interessi sociali, politici o economici. A nostro avviso, la problematicità di questa teoria risiede in primo luogo nei suoi presupposti antropologici, assunti come veri e assoluti, ed invece assai discutibili e, di fatto, non universalmente riconosciuti. Enunceremo di seguito i più rilevanti, proponendone una analisi critica.
In primo luogo si pone il concetto di natura umana e dell’uomo ridotto a pura materia: gli autori che portano avanti questa teoria, per lo più derivanti dalla tradizione anglosassone, e in molti casi prescindendo completamente dal contributo del pensiero classico (si pensi, ad esempio, ad Aristotele, Tommaso d’Aquino o Immanuel Kant), così come da autori contemporanei che ad essi si ispirano (R. Spaemann, A. MacIntyre, M. Nussbaum, ecc.), il cui apporto teorico viene rifiutato in base a pregiudizi infondati e, soprattutto, senza il supporto critico delle teorie stesse, che vengo anzi qualificate come vuote, astratte e prive di senso pratico (una sorta di fallacia ad hominem, poiché vengono squalificate senza argomenti). In tal modo, assumendo soltanto la filosofia moderna, in particolare quella ispirata a Hume, all’empirismo e al neoempirismo derivato dalle sue teorie (si tratta di una assunzione del tutto acritica, priva del confronto con altre teorie), questi autori affermano che ens est percipi e che quindi “uomo” è soltanto ciò che percepisce, la realtà materiale, corpo, struttura, senza considerare la sua potenzialità , la sua finalità intrinseca o la possibilità dell’esistenza di qualcosa d’immateriale. L’uomo è materia. Si produce così il primo riduzionismo biologicista che, unito alla considerazione della cosiddetta “fallacia naturalistica”, stabilisce l’impossibilità di un’etica che possa scaturire dalla natura umana (finalizzata e razionale) e i fini vengono o scelti autonomamente dalla razionalità della persona o in base a criteri estrinseci di utilità pragmatica. Questi autori non assumono mai la carica della prova, vale a dire, non accettano la visione finalistica della natura umana, ma la negano senza argomenti forti e dettagliati. Ci manifesta almeno due cose: la prima è che essi non conoscono autori come Aristotele, Tommaso, ecc, e la seconda che se li conoscono non li prendono in considerazione.
L’uomo, pertanto, considerato come un meccanismo materiale complesso che funziona, appunto, meccanicisticamente (si ricordi l’uomo-macchina di J.O. de la Mettrie), non sorprende che si parli della possibilità di certi esseri in cui la nanotecnologia e la cibernetica sostituiscano completamente la natura umana, portando l’uomo verso una sorta di essere artificiale o “postumano”. Se siamo soltanto materia, e se un giorno riusciremo a capire completamente come “funziona” l’uomo, quale difficoltà avremo nel fare un uomo artificiale? Già nel film di culto Blade Runner si pone la domanda della differenza tra l’umano e il replicante prodotto artificialmente. Arriverà un’epoca (pensano loro), in cui potremo fare replicanti umani perfetti e identici all’uomo ma artificiali.
A questo riduzionismo materialista viene unito un secondo livello o un secondo riduzionismo, vale a dire, il riduzionismo neuronale. Non siamo soltanto materia, ma siamo sopratutto conessioni neuronali. Il giorno in cui l’uomo potrà decifrare il modo in cui funziona il cervello avremo scoperto come funziona l’uomo (per loro identificato con ci che l’uomo è). Riguardo questa forma di riduzionismo facciamo due osservazioni: 1. sono state fatte numerose critiche al riduzionismo neurobiologicista, ad esempio R. Penrose che, ispiratosi a C. G del, afferma che un computer capace soltanto di ragionamento algoritmico (basato su sequenze logiche), mentre il cervello umano aperto all’improvvisazione e all’inatteso, al caotico, vale a dire, creativo; 2. siamo dell’idea che affermare che “l’uomo soltanto frutto di connessioni neuronali” sia un’ipotesi priva di dimostrazione. Un postulato senza dimostrazione empirica totale, e non solo, un postulato che contraddice il fondamento stesso e il punto di partenza dell’empirismo: esiste soltanto ci che posso percepire e sentire, vale a dire, quello che si afferma non si da ancora. Ancora non siamo capaci di tradurre tutti gli stati mentali in stati neuronali o connessioni neurofisiologiche. Il cervello è più complesso di quanto pensiamo, e l’attività mentale non riducibile all’attività fisiologica poiché la mente non è soltanto cervello. Per altro, questa questione, il rapporto mente-cervello è stata discussa a lungo da tanti autori tra cui E. Husserl, H. Bergson, J. Eccles e K. Popper, per citarne solo alcuni. Sappiamo che le tesi a tal riguardo sono tre: l’uomo identificato con il suo cervello (fisicismo neurobiologicista), l’uomo in parte mente in parte cervello (dualismo interazionista), oppure l’uomo è un’unità duale di mente e corpo.
In secondo luogo, nella teoria transumanista si produce una eliminazione della realtà personale nella sua completezza, riducendola esclusivamente a razionalità. Come ben sappiamo, nell’età Moderna si produsse una deriva dall’esse all’agere, vale a dire, la derivazione del concetto di persona sostanziale a quello operazionale, dall’essere alla coscienza, in modo tale che persona soltanto chi ragiona (qui e ora), non persona chi non ragiona (embrioni, feti, disabili privi dell’uso della ragione, persone in stato vegetativo persistente o persone in coma); inoltre, secondo questa prospettiva lo statuto personale può essere attribuito ad esseri non umani che apparentemente ragionano (certi primati superiori). Ebbene, i trasumanisti si spingono più in là nell’affermare – a nostro avviso paradossalmente – che potrebbero essere persone anche delle macchine che fossero apparentemente intelligenti. Questo riduzionismo funzionalista ha portato a considerare la persona soltanto come ente razionale e da una prospettiva efficientistica, ente che produce atti di ragione.
In terzo luogo, una volta che il concetto di persona è stato frainteso al punto da identificarsi con una razionalità funzionante, si determina un’incapacità a comprendere il senso della dignità ontologica intrinseca, di ogni essere umano. Se si elimina il fondamento ontologico che rende l’uomo essenzialmente diverso da altri esseri viventi, e lo si riduce ad un essere materiale, alla stregua di altri, si produce un egualitarismo ontologico quantitativo non di grado (siamo soltanto pi complessi quantitativamente riguardo gli animali e persino gli oggetti o le macchine superintelligenti, ma nient’altro), il concetto di dignità rimane in balia di significati meramente soggettivi (qualità di vita,14 capacità di autonomia, ecc.), quando non si considera che do
14 Cfr. BOSTROM N. Dignity and Enhancement in Human Dignity and Bioethics: Essays Commissioned by the President’s Council on Bioethics (Washington, D.C). 2007 (accesso del 20.04.2009 a http://www.nickbostrom.com). In questo articolo l’autore tematizza il concetto di dignit dall’ottica dell’Enhancement e si constata come questa esclude il significato ontologico della dignit . Si veda inoltre sul tema: ID. In Defense of posthuman dignity. Bioethics 2005; 19(3): 202-219.
vrebbe essere eliminato dalla discussione antropologica e bioetica (si pensi al dibattito sostenuto in riviste di bioetica sul concetto di dignità come un concetto vuoto e inutile). Con ci non intendiamo dire che questi concetti (qualità di vita, autonomia) strettamente legati a quello di dignità non siano importanti, ma riteniamo che siano significati derivati o analoghi di un concetto principale di dignità personale o valore intrinseco, che sorge con la generazione dell’essere umano e scompare con la sua morte. Inoltre, se l’essere umano non avesse un valore in se stesso, che senso avrebbe parlare di migliorare la sua qualità di vita o concedergli autonomia? La dignità o è originaria, l’uomo la possiede in quanto tale, oppure ciò concessa. In questo caso, chi è che la dà o la riconosce? Infatti, quello che sta accadendo che dalla perdita del concetto di dignità ontologica come valore intrinseco e inalienabile di ogni uomo deriva direttamente la conseguenza per cui la dignità stessa può venire riconosciuta o meno dalle persone, dal potere tecnocratico, se non dal potere politico (si ricordi, ad esempio, come l’asserzione “vite non degne di essere vissute” posta a motivo dalle politiche naziste nella cosiddetta “Operazione eutanasia T4” produsse di fatto la discriminazione e l’eliminazione di persone deformi o con gravi demenze). D’altra parte, che senso avrebbe parlare di uguaglianza dei diritti per l’uomo se non vi fosse a fondamento di tale discorso il fatto che tutti abbiamo la stessa natura, e questa ha un valore in sé? Purtroppo, il giuspositivismo moderno, derivato da un concetto empirista di natura umana, ha portato a considerare questi diritti come frutto di un consenso, piuttosto che come qualcosa d’intrinseco all’essere umano.
Oltre alle tre questioni accennate sopra (natura umana, persona, dignità ), siamo dell’avviso che al Transumanesimo manchino anche tante questioni da risolvere – alcune di esse vere e proprie aporie. Ne segnaliamo di seguito alcune.
Gli autori transumanisti sono soliti identificare perfezione fisica e felicità psicologica, vale a dire “tanto più sei perfetto, tanto più sei felice”, ma tale equazione non sempre corretta. La realtà mostra che possono darsi situazioni in cui l’imperfezione genetica non genera infelicità , o realtà di persone che pur in presenza di una malattia grave vivono una vita felice. La constatazione di questo fatto mette in luce come la felicità umana non soltanto una questione di “perfezione genetica”, ma qualcosa di più profondo, di morale, qualcosa che ha a che vedere con la persona nel suo insieme (questo prova, in qualche misura, del fatto che non siamo soltanto materia). Inoltre, l’esperienza ci dimostra che ci che più ci rende felici non materiale o scientificamente dimostrabile (si pensi, ad esempio, all’amicizia o all’amore), vale a dire, l’uomo non tende a realizzare soltanto fini materiali, ma anche valoriali. Negli autori transumanisti si produce confusione tra qualità fisiche e qualità morali, “metamateriali”. Ci si dovrebbe anche chiedere se l’evoluzione, come ritengono loro, sia soltanto un processo materiale causale o qualcosa di più . Essi assumono come dogma l’evoluzione materialista casuale, senza rendersi conto che in gran misura un tale assunto in contrasto con i suoi principi razionalistici. Perché credere nel progresso illimitato della scienza se la realtà ci dimostra come questa sbaglia e alle volte persino retrocede? Neppure l’utopia del progresso scientifico ottimistico dimostrata. In essi si trova contemporaneamente un credo dogmatico nella scienza ed un’accusa di dogmatismo fideistico non dimostrato alla metafisica: essi, in definitiva, cadono in altrettanto dogmatismo scientista e materialistico.
Oltre a queste domande di fondo se ne pongo altre sul piano pratico: prima di arrivare ad un uomo perfetto o postumano, che cosa facciamo con tutti gli “uomini non perfetti”? Mentre convivono umani e postumani chi stabilisce i diritti, e in base a cosa saranno tutti uguali, o saranno non uguali in diritti e doveri? Quale sarà il fondamento dell’uguaglianza/disuguaglianza? Perché si presuppone in maniera certa che sia desiderabile vivere indefinitamente? Abbiamo l’obbligo morale di migliorare l’essere umano o soltanto di dargli una vita miglior possibile? Cosa significa “migliorare”? Il miglioramento ha un significato soltanto biologico o anche morale? Chi stabilisce i limiti e i canoni del miglioramento biotecnologico? Lo stato, i tecnocrati?
Siamo dell’opinione che il progetto transumanista sia irrealizzabile nella sua totalità , lo consideriamo un’utopia al giorno d’oggi; ciononostante bisogna considerare che alcuni dei suoi metodi e le sue premesse siano gi presenti oggi. Si pensi all’eugenetica e al materialismo neurobilogista. D’altra parte, l’essere umano capace di fare tutto perché libero, pu persino annichilire se stesso. In questo senso, appare quasi premonitore il titolo del libro di C.S. Lewis L’abolizione dell’uomo, scritto nel 1943.
Dal punto di vista bioetico le implicazioni pi gravi del realizzarsi di questa teoria sono: l’eliminazione eugenetica degli esseri umani “imperfetti” o con malformazioni (aborto eugenetico e diagnosi preimpianto a fini selettivi),15 la creazione di embrioni umani “pi perfetti”, l’eliminazione dell’uguaglianza tra tutti gli esseri umani, l’uso di nanotecnologia con applicazioni umane senza pensare previamente alle sue conseguenze sull’uomo (si pensi ad esempio alla privazione, menomazione o controllo della libertà e della coscienza), la criogenizazione dell’essere umano, ecc. Oltre che, di fondo, il crescere di una mentalit riduzionista dell’uomo, efficientista, e non rispettosa della dignità dell’essere umano in qualunque situazione questo si trovi.
In conclusione, riteniamo che la teoria transumanista, oltre ad avere dei presupposti antropologici discutibili sul piano teorico e delle conseguenze non lecite sul piano pratico, non sia in assoluto un nuovo “umanismo postmoderno e laico” (cos come i suoi sostenitori affermano), ma piuttosto un antiumanesimo che surrettiziamente pone dei fini desiderabili per la specie umana, ma che nella sua realizzazione concreta passa per l’abolizione dell’uomo (per arrivare al postumano pi perfetto) ed elimina come un qualcosa privo di valore l’uomo vulnerabile e fragile, senza prendere coscienza del fatto che proprio la fragilità del corpo umano, la sua limitatezza nel tempo e nello spazio, cifra della sua grandezza. Ma tale presa d’atto possibile soltanto da una prospettiva non materialistica, non riduzionistica della natura umana e la persona a materia, dal prevalere della dimensione filosofico-sapienziale al di sopra di quella tecnologicastrumentale.
15 A questo proposito si può consultare l’articolo POSTIGO E, DIAZ M. Nueva Eugenesia: la selecci n de embriones in vitro, in BALLESTEROS J, APARISI A (ed.). Biotecnologa, dignidad y Derecho: bases para un di logo. Pamplona: Eunsa; 2004: 79-110.